mercoledì 22 settembre 2010

Impressionismo e fotografia




La fotografia e la pittura:
La fotografia rappresenta uno strumento straordinario di indagine sia nel campo delle scienze, sia in quello dell’ arte. Molti pittori utilizzarono questo mezzo nel loro lavoro: esso consentiva di riprodurre il vero con fedeltà, pur riducendo ogni elemento in forma bidimensionale. Questi artisti colsero la particolare capacità della fotografia di rendere “concreto” ogni effetto chiaroscurale, facendo scoprire qualità nascoste nell'immagine. In pochi anni, dunque, al suo uso documentario si affiancò quello espressivo: si scoprì la possibilità di modificare l'immagine, di esaltarne alcuni particolari o di eliminare altri. La fotografia divenne cosi una forma d’arte.
Gli esordi della fotografia:
Nel 1837 la fotografia prese avvio quando Louis Daguerre fissò alcune immagini su lastre di rame argentata. Il procedimento si basava sulla reazione chimica che si produce sulla lastra, trattata con sostanze sensibili nelle parti colpite dalla luce. Il Dagherrotipo, che prese nome dal suo inventore, riproduceva il fatto reale, ma permetteva di realizzare un esemplare unico dell’immagine, che risultava invertita. Nel 1840 il fisico William Talbot scoprì il calotipo, un processo di stampa fotografica ai sali d’argento: da un negativo si potevano ottenere più copie di una fotografia.
Gli impressionisti e la fotografia:
Il rapporto tra arte e fotografia si fece più stretto con l'affermarsi della pittura impressionista. Proprio nell’atelier dello fotografo Nadar, per altro, si tenne la prima esposizione del movimento e dalla finestra dello studio sono state ritratte diverse versioni del Boulevard. Nel 1874 Edgar Degas si interessò da prima alle nature morte fotografiche cercando in esse stimoli per le sue pitture di interni, successivamente egli tradusse la casualità e l’assimetria delle immagini fotografiche nelle inquadrature “aperte” dei suoi dipinti. Della fotografia i pittori impressionisti adotteranno le inquadrature nuove e originali (strade riprese dall'alto, ponti ritratti da sotto) e il taglio casuale dei soggetti. Per esempio nel dipinto di Manet "Il bar al le Folies Bergere" una figura maschile a lato del quadro è in parte tagliata. Questo taglio non sarebbe mai stato fatto da un pittore tradizionale, ma rende molto più realistica la scena, come in una fotografia.

Con gli sviluppi tecnici della fotografia, che portarono all’ideazione del negativo, dal quale si potevano stampare più copie, la fotografia iniziò ad assolvere una delle funzioni tradizionali della pittura, quella di ritrarre fedelmente la realtà con maggiore esattezza di quanto potesse fare il pennello. Cosi i pittori iniziarono a sperimentare nuove possibilità per il loro linguaggio, aprendo cosi le porte all'arte moderna. Degas si servì della cronofotografia, cioè dell’analisi delle fasi di un'azione, attraverso scatti fotografici in sequenza, per visualizzare i movimenti e ampliare le pose dei suoi soggetti preferiti: le ballerine e i cavalli al galoppo.

La fotografia si diffonde:
Gli impressionisti cercavano una rappresentazione basata sulla percezione visiva della realtà. Proprio per questo la fotografia viene subito accolta come un strumento di conoscenza che permette di fissare il movimento e di fermare una scena nel tempo e nello spazio. Del Boulevard Montmartre Pissarro ha realizzato tredici versioni, con inquadrature simili, ma in diverse condizioni di luce: la mattina, il pomeriggio, la notte, con il sole, con la nebbia o con la pioggia.

Questo metodo è stato usato anche da Monet, nella versione notturna del Boulevard il colore, steso in piccole pennellate e continuamente cangiante, rende l’idea dell’atmosfera e della lontananza. La folla è un formicolio confuso e anonimo, il traffico lungo,i grandiosi viali è sempre intenso e da l’idea della città moderna.

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